Trattamento di lesioni cartilaginee, artrosi e patologie sportive

La medicina rigenerativa in ambito ortopedico ha lo scopo di riparare/ rigenerare tessuti (legamenti, tendini, cartilagine) danneggiati da  traumi  o invecchiamento, in modo da ridurre l’infiammazione,  il dolore e migliorare il funzionamento articolare. Come si riescono ad ottenere questi benefici? Con un nuovo   approccio   medico   che  si basa sul prelievo dal paziente stesso di particolari cellule (le cellule staminali ), che possiedono potenzialità rigenerative sui tessuti. Come avviene il prelievo di queste cellule? È una  procedura  invasiva o dolorosa per chi vi si sottopone? No assolutamente, non è doloroso: esistono 2 modalità di prelievo entrambe mini-invasive e si eseguono con una semplice anestesia locale nell’area del prelievo.

Estrazione di cellule da midollo osseo: con apposito kit, a livello tibiale viene eseguito il prelievo attraverso un piccolo forellino cutaneo di 2 -3 mm. per poi estrarre le cellule dal midollo osseo.

Estrazione di cellule da tessuto adiposo: si esegue un piccolo forellino cutaneo tra i 5-6 mm. a livello addominale; viene prelevato del grasso periombelicale, che viene poi processato in modo da estrarre cellule mesenchimali. In entrambi la procedura deve essere eseguita in ambiente sterile, quindi in sala operatoria; una volta eseguita l’estrazione, le cellule vengono poi iniettate a livello dell’articolazione da trattare.

Alcune informazioni sulla Medicina Rigenerativa in Ortopedia.

Testo estratto da una intervista al Dott.Luperi su Il Tirreno

Spesso sentiamo parlare di PRP e, a tal proposito, è bene chiedersi se anche questo trattamento rientri nel campo  della  medicina rigenerativa.

«Sì – afferma il Dott. Andrea Luperi -, diciamo che anche il PRP rientra nella medicina rigenerativa. In questo caso viene effettuatounprelievodi sangue venoso poi centrifugato, al fine di ottenere il cosiddetto gel piastrinico. Onestamente, io tendo anonutilizzarequestosistema, in quanto presenta minori capacità rigenerative rispetto alle altre 2 metodiche. Da sottolineare, che per legge questa metodica è da eseguirsi sempre in strutture convenzionate con centri ematologici.»

I pazienti e le patologie che possono ricevere giovamento da questo trattamento sono molteplici.

«Possiamo dire – sostiene il Dott. Luperi – che la maggior parte delle applicazioni di medicina rigenerativa in ambito ortopedico risultano per sportivi o pazienti compresiinuna fascia d’età tra 50 e 60 anni, con inizialiprocessi artrosici.Per quanto riguarda gli sportivi, l’utilizzo di questa metodica può consentire un più veloce recupero delle attività, in caso di patologie tendinee: tendinopatie della spalla o infiammazioni croniche, epicondiliti; oppure, al fine di ristabilire una corretta funzionalità articolare in caso di lesioni cartilaginee focali post traumatiche»

Per i pazienti sopra i 50 anni d’età, in cui spesso iniziano a presentarsi i primi sintomi artrosici, l’impiego di queste tecniche è finalizzato soprattutto alla rigenerazione della cartilagine articolare in via di degenerazione. L’utilizzo di cellule staminali quindi cura l’artrosi? Occorre prima definire cos’è l’artrosi.

«È una patologiadegenerativa della cartilagine articolare – spiega Andrea Luperi –, che può colpire ogni articolazione (ginocchia, anche, colonna, spalle ecc…) edècausa di dolore, limitazione funzionale, instabilità motoria; parliamo di artrosi in presenza di un diffuso danno cartilagineo. L’utilizzo della medicina rigenerativa in questa patologia ha la funzione di rallentare o arrestare in modo significativo il peggioramento della malattia stessa. Come? Riducendo dolore, gonfiore e limitazione articolare e consentendo al paziente, quando possibile, di posticipare l’intervento di protesi. Per non creare false aspettative è bene chiarire che in gravi quadri artròsici anche l’utilizzo di cellule staminali, oltre che di acidi jaluronici o qualsiasi altro presidio, non evita l’intervento di sostituzione protesica”.»

Quindi il trattamento non è efficace in tutti i casi.

«Esatto – conclude il Dott. Luperi -. Infatti, prima di sottoporsi a questa tipologia di trattamento è necessario per il paziente sottoporsi a valutazione specialistica, individuare l’esame strumentale più appropriato per la patologia in esame (ecografia, Rmn, Rx, Tc); sulla base di tutto ciò capire se vi siano le corrette indicazioni cliniche affinché il paziente possa trarne i benefici attesi